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Può una birra cambiarti la vacanza? 05/06/2016

Questa mattina il social network più famoso, nel suo “on this day”, mi riporta indietro nel mio viaggio a Budapest. Città imperiale, bellissima e, troppo spesso, oggetto di pregiudizi. L’Ungheria non è solo gitani, la sua capitale conserva una memoria imperiale protesa verso un occidente sempre più vicino. Gli eleganti palazzi si fondono con i giardini, i castelli, le terme, i caffè e le boutique extra lusso. Un “must have” del diario di ogni viaggiatore.

E’ possibile che una birra sconvolga un viaggio? Si, a me è capitato.

Ma attenzione, lo “sconvolgimento” è stato positivo, niente drammi da post sbornia, ricordate #bevetesempreresponsabilmente. Piuttosto, quella volta, ha prevalso il motto “A volte sono più importanti persone con cui si condivide una birra di quelle con cui si condivide il sangue”. E dopo quella birra, la parola d’ordine di tutto il nostro viaggio fu #share #condivisione. Non una semplice parola, piuttosto uno stato d’animo che non può essere appieno compreso se manca la condizione necessaria affinché un viaggiatore sia tale e non un semplice “turista”: #openyourmind

Essere aperti alle nuove esperienze, a nuove conoscenze, abbattere le barriere mentali e vivere il mondo senza pregiudizi di sorta.

Dopo la scarpinata cittadina del primo giorno, presa dalla foga di voler vedere tutto e subito, stanchissima entro nel Central Market Hall. Il mercato centrale di Budapest è una trappola per turisti, non riuscirai ad uscirne senza buste, pacchi e pacchettini vari. Che sia gastronomia tipica (salumi, dolci, liquori), souvenir più o meno costosi (dalla t-shirt alle ceramiche o ai cristalli) o abbigliamento vario non ha importanza: il Central Market Hall è il luogo dello shopping. Ma anche del cibo! Il secondo piano è invaso da banchetti che vendono street food ungherese di cui i turisti vanno matti. Fra tutti io ho scelto il langos. In parte perché già assaggiato a Vienna, in parte perché al dolce preferisco il salato. Il langos altro non è che l’equivalente della nostra pizza fritta su cui puoi metterci di tutto, ma proprio tutto. L’ungherese doc lo farcisce con panna acida, battuto di aglio e formaggio; i turisti ci mettono su la qualunque.

Dopo aver comprato il mio bel langos ungherese vado alla ricerca di un posto in cui sedermi. Al Central Market Hall non esistono tavoli singoli, devi per forza imparare a condividerlo con altre persone. Trovo un posto libero in un tavolo già occupato da una ragazza giapponese che solo dopo ho scoperto essere di Hong Kong. “Hi, Can I…?” non riesco nemmeno a finire la frase e lei risponde “Oh, sure!”. Lei si chiama Yukiko.

Un italiano che parla in inglese lo riconosci subito. Ed ecco che poco dopo arriva Davide “Tu sei italiana, vero? Posso sedermi qui?”.

Davide è seguito a ruota da due ragazzi biondissimi, nord Europa pensiamo. Salutano, si presentano e il gruppo è al completo. Loro sono Sven e Peter dalla Svezia.

Sembriamo conoscerci da sempre, ognuno racconta il proprio viaggio, la propria storia e il proprio paese. Però, mentre facciamo merenda con il langos (beh, sono quasi le cinque del pomeriggio), ci accorgiamo che abbiamo finito l’acqua. Nesun problema, Sven si alza e torna con cinque boccali di birra color oro. Ecco, questa è la birra che ha cambiato il mio viaggio. Abbiamo continuato ad occupare il tavolo per un altro paio di ore riprogrammando i nostri percorsi per conoscere la città tutti assieme. Quella birra ha creato un gruppo in cui nessuno ha annullato la propria identità (ognuno ha continuato a seguire le visite guidate nella propria lingua) ma allo stesso tempo è riuscito a venire incontro ed abbracciare le esigenze dell’altro.

Forse è questo uno dei ricordi più importanti che ho di Budapest.

Alla fine del mio viaggio, mentre Gabor (il proprietario dell’appartamento in cui ho soggiornato) mi accompagnava all’aeroporto, mi spiegava che quella birra era una Keseru Mez (tralascio gli accenti ungheresi), una strong lager senza particolari ambizioni il cui nome, tradotto in lingua italiana, significa “miele amaro”.

A distanza di tempo posso affermare che quella birra forse tutte queste grandi ambizioni non le aveva, ma sicuramente ha contribuito a rendere speciale la vacanza di cinque persone.

Io sono Maria e, come avrete capito, a me piace viaggiare :)

#prosit

#bevetesempreresponsabilmente

#openyourmind